venerdì 17 dicembre 2010

UNO SPIRITO SI AGGIRA IN PIAZZA DEL POPOLO


Di: Valerio Camposeo
Illustrazione: Sara Bartoletti



“Questa volta mi stanno proprio tagliando il fiato sti cazzo di cs!”
Per cercare ossigeno esco dalla via e punto verso la fontana, il respiro è bloccato ma gli occhi vanno bene, la bottigletta di malox a qualcosa è servita, fra i piedi di altr@ manifestanti lo vedo, scalciato in avanti e indietro, un piccolo estintore, il dejavù è immediato, la piazza cambia forma dimensione nome e città, io di colpo ho dieci anni in meno e fa un caldo bestiale. In testa avevo una montagna di dreadloocks e trovare un casco della misura giusta che mi contenesse la testa era stata un impresa. Ero folgorato, nel pieno di un periodo ricco di passioni forti (forse era la percezione alterata di un ventitreenne o forse era proprio così) l'amore e la lotta (che in fondo sono la stessa cosa) facevano a gara per avere la priorità ma fortunatamente si fondevano sul traguardo, il viaggio era stato inebriante e sul treno avevo visto ricomporre fratture fra compagn@ che da tempo si guardavano in cagnesco, il carlini era una nuova casa accogliente piena di facce amiche e conosciute. E su tolemaide ero a mio agio nella zizza sapevo dove stare cosa fare e con chi. Poi su quella via mentre incominciavamo ad arretrare verso lo stadio incontrai lo zio del t.d.n., un ex desaparecido ( non è semplice spiegare cos'è un ex desaparecido argentino, casomai ve lo spiego un'altra volta o mi chiedete a voce), mi dice che in una piazzetta laterale era appena stato assassinato un compagno. Di botto mi è cambiato tutto, andai a cercare tutti i compagni che conoscevo, loro c'erano tutti ma non era un dato che mi risollevava troppo, un compagno era morto. Punto. Poi arrivano le notizie, un nome, le foto. E li accanto a carlo c'era un estintore. Tutto questo mi attraversa la testa in un attimo, Lo spirito di genova aleggia su roma. Sono subito attratto dall'oggetto, devio e cerco di conquistarmi una via verso quell'arnese così polivalente, questo in particolare ancora di più per le ridotte dimensioni. Ma l'ambito oggetto viene prelevato (per essere usato come un bene comune della piazza e condiviso generosamente con le forze dell'ordine) da chi appena disintossicatosi dai tantissimi lacrimogeni, messi in condivisione dai finanzieri e poliziotti, si rigetta nella mischia. Vabbè! Facile che nell'andirivieni della linea di conflitto me lo ritrovi di nuovo vicino. In apnea raggiungo la fontana mi tolgo tutto quello che mi copre il viso e cerco di depurare le vie respiratorie, quando i polmoni ricominciano a ricevere ossigeno mi alzo e mi volto a guardare da dove sono venuto. Lo spettacolo è straordinario, visto con un punto di vista esterno è anche scenograficamente magnifico. Già piazza del popolo è bella, e ora è il palcoscenico ideale per quella che sembra a tutti gli effetti una battaglia storica. Ormai abbiamo quasi perso via del corso ma per ogni metro che gli sbirri guadagnano pagano un prezzo salatissimo. Non è solo nell'estintore l'evocazione di genova, sta nella zona rossa che da diverse ore circondiamo e cerchiamo di invadere, sta anche nella radicalità con cui rispondiamo alle cariche dei reparti a difesa dell'ennesima pagliacciata. Sta negli assalti ai blindati, nei limoni e nel malox che passano di mano in mano, nella pistola in mano ad un mercenario in divisa, sta nel fatto che oggi a roma siamo in tant@ e divers@ e unit@ da una prospettiva proprio come eravamo a genova. Quando sono in grado di rimettermi in movimento faccio un giro per cercare un po' di facce note che avevo perso già da tempo, ma non ritrovandole mi ributto da “solo” un po' meno a mio agio e con un po' di cautela in più. Non ho più visto l'estintore, peccato poteva tornarmi utile. Non so quanto è andata avanti la battaglia di piazza del popolo, anche su via tolemaide avevo perso il senso del tempo, è durata tanto ed è stata fatta da tutta la piazza, ognun@ con la sua rabbia, ognun@ con le sue capacità, ognun@ con la propria scorta di coraggio, ognun@ con i suoi vestiti neri, rossi, gialli o blu, da festa o da lavoro. Ognun@ era se stess@ senza doversi assoggettare ad un'identità usata come spauracchio mediatico. Usciamo a stento dagli archi che delimitano la piazza e la fuori finalmente alcuni amici e notizie sugli altr@, si va alla sapienza a raggiungerl@ e da li si va a prendere i pulman per rientrare a bologna. Il viaggio del rientro è stato diverso da dieci anni fa, andare via da genova fu devastante, fu scappare da genova non osante le potenzialità che avevamo. Invece il ritorno da roma è stato un viaggio tranquillo, rilassato, allegro. Perché so che roma non è stata genova, perché ho saputo riconoscere quello che ci siamo portati da genova e quello che c'è di nuovo nell'aria, perché so che genova fu un apice di movimento, oggi è stato solo l'inizio.

venerdì 3 dicembre 2010

e poi quando viene, niente.

cari reietti che il venerdì pomeriggio invece che andare nei siti porno leggete il nostro blog vi informiamo con il consueto ritardo che una zia di ritorno da londra si è imbattuta in burp!. da qui nasce un ciclone di proposte che in tempo record si tramutano in azioni. la prima di queste è una puntata radiofonika dedicata alla piccola ap. qui il link della trasmissione dei racconti di lucilla che va in onda imperterrita su radio kairos il martedì alle 19:30.
Buon ascolto